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La vita di Wilhelm Reich

Wilhelm Reich nacque il 24 marzo 1897 a Dobrzcynica, nella regione della Galizia appartenente all’Impero austriaco, primogenito di Leon Reich e Cecilie Roninger, entrambi di origine ebrea.

Subito dopo la nascita di Wilhelm, la famiglia Reich si trasferì nella regione ucraina dell’Austria, precisamente a Jujinetz nella Bucovina, dove il padre, un agiato agricoltore e allevatore di bestiame, divenne proprietario di un vasto appezzamento di terreno.

Reich ebbe un fratello più piccolo di nome Robert che morì di tubercolosi nel 1926 all’età di ventisette anni.

Essendo di famiglia benestante, ricevettero entrambi un’istruzione primaria privata, sostenendo tuttavia gli esami in una scuola pubblica austro-germanica. Reich, anche se di origine ebrea, non ricevette alcuna educazione religiosa ebraica e la sua lingua madre fu il tedesco.

Nel 1910 perse la madre in circostanze davvero drammatiche: Cecile si tolse la vita dopo che il marito seppe di una relazione tra lei e il tutore di Wilhelm, relazione scoperta e rivelata al padre dallo stesso Reich. Quattro anni dopo, nel 1914, Wilhelm perse anche il padre che morì di tubercolosi.

Sempre nello stesso anno, Reich si iscrisse al ginnasio e, oltre a studiare, condusse la fattoria fino al 1915, quando, con l’inizio della prima guerra mondiale, si arruolò come ufficiale nell'esercito austriaco. Al termine del conflitto bellico, Reich si recò a Vienna deciso a continuare gli studi, così, dopo una brevissima esperienza alla facoltà di legge, si indirizzò allo studio della medicina.

Con la guerra la fattoria era andata distrutta ed egli si ritrovò senza alcun patrimonio e senza alcun reddito. Così, con il fratello Robert e un altro studente, prese in affitto un piccolo appartamento vivendo di stenti per un certo periodo, fin quando iniziò a guadagnarsi da vivere impartendo ripetizioni a giovani studenti.

Nel 1919 un amico lo invitò a una conferenza sulla psicoanalisi e Wilhelm rimase così entusiasta da decidere di dedicarsi completamente alla psichiatria. Ebbe un tale slancio che gli fu concesso, di lì a poco, di entrare a far parte della Società psicoanalitica viennese come studente laureando in medicina.

Sempre nello stesso anno organizzò e divenne direttore del "Seminario di sessuologia" per gli studenti di medicina, nel tentativo di dare corpo a una materia che non trovava una precisa collocazione nell'ambito della preparazione professionale.

Nel 1920 Reich iniziò un training analitico col dott. Paul Federn e scrisse alcuni contributi clinici e teorici, che gli valsero, come detto, l’ingresso nella Società di psicoanalisi.

Nel 1921 Reich lavorava già come psicoanalista e si sposò con la studentessa Annie Pink, con la quale condivise sia l’interesse per la psicoanalisi sia l’attrazione per il movimento socialista. Wilhelm e Annie ebbero due figlie: Eva e Lore.

Reich si laureò nel 1922 e proseguì la propria formazione in psichiatria per altri due anni. In quel periodo egli scoprì anche la passione per la musica e in particolare per il pianoforte, uno strumento che continuò a suonare per tutta la vita.

Sempre nel 1922, quando fu inaugurata l’attività della Clinica Psicoanalitica di Vienna, Reich divenne assistente clinico di Freud e lavorò al suo fianco sino al 1928, anno in cui assunse l’incarico di direttore della clinica stessa.

Dal 1924 al 1930 ricoprì anche l’incarico di direttore del Seminario per la terapia psicoanalitica e divenne insegnante nell’Istituto psicoanalitico di Vienna, dove svolse seminari e conferenze su argomenti di carattere clinico. Ebbe numerosi allievi cui insegnò la pratica psicoanalitica e l’analisi caratteriale da lui stesso elaborata.

Dal 1924, Reich iniziò le ricerche sull’eziologia sociale delle nevrosi e le continuò nei centri di consultazione per l’igiene mentale da lui stesso fondati in alcuni quartieri di Vienna.

Nel 1930 Reich si trasferì a Berlino continuando a insegnare e a tenere conferenze. Si dedicò all’igiene mentale e alla consultazione sessuale nei vari centri medici e nelle organizzazioni culturali, liberali e socialiste, non solo a Berlino ma anche in altre città tedesche.

Nel periodo viennese e berlinese, Reich trovò anche il tempo di dedicarsi all’istruzione sociale e politica dei giovani della classe operaia e degli universitari.

Inoltre, in questo stesso periodo, riuscì a scrivere e a pubblicare dieci libri e diversi articoli scientifici sulla psicoanalisi, la sessuologia e la medicina. Tra questi libri figurano opere fondamentali come L’analisi del carattere, La funzione dell’orgasmo e Psicologia di massa del fascismo.

L’arrivo a Berlino, tuttavia, segnò per Reich anche l'inizio di un periodo difficile che Ola Raknes descrive così: «L’aver esposto la base psicologica del fascismo e l’aver ammonito che, a causa della struttura psichica dell'uomo comune, il fascismo era in grado di attrarre e inghiottire tanto gli operai quanto le classi medie, resero Reich un uomo pericoloso tanto per i comunisti, che lo espulsero dal partito, che per i nazisti, i quali cercarono di imprigionarlo poco tempo dopo essere saliti al potere».

Così nel 1933 Reich riuscì a rifugiarsi dapprima in Danimarca, dove continuò a svolgere il proprio lavoro d’insegnante, ricercatore e psicoterapeuta, e, dopo poco tempo, a Malmoe, in Svezia. Dopo essere stato espulso da questi due paesi, verosimilmente per la pressione del governo nazista, Reich si trasferì nella città di Oslo, in Norvegia, dove rimase fino al 1939.

Fu in questi anni difficili che Reich iniziò le sue più importanti scoperte grazie alle ricerche in campo biologico e bio-fisico, ricerche che continuarono quando, nel 1939, si trasferì definitivamente negli USA e precisamente a Forest Hills, nello Stato di New York.

Nel 1942, acquistò un terreno nel Maine e iniziò i lavori per la costruzione di un laboratorio per lo studio dell’orgonomia, la scienza dell’orgone o energia vitale da lui scoperta.

Alla fine dei lavori, nel 1950, furono realizzati una residenza, un laboratorio e un osservatorio con tanto di laboratorio e alloggi residenziali. Così Reich si trasferì definitivamente nella proprietà cui diede il nome di Orgonon e dove visse fino alla sua prematura scomparsa avvenuta nel 1957 in circostanze che saranno descritte successivamente.

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Il periodo psicoanalitico

Nella prima fase della sua ricerca scientifica, Reich lavorò nel movimento psicoanalitico. Egli fornì importanti contributi teorico-tecnici alla psicoanalisi e Freud vide in lui un allievo brillante e molto prezioso.

Il rapporto che Reich ebbe con la psicoanalisi, tuttavia, fu abbastanza controverso e gli eventi che progressivamente ebbero luogo portarono a una rottura definitiva tra lo stesso Reich e il movimento psicoanalitico.

Tornando ai contributi reichiani alla psicoanalisi, citiamo per prima cosa l’elaborazione di una coerente e sistematica tecnica delle resistenze analitiche.

Già Freud aveva ammonito i propri allievi dell’importanza di analizzare le resistenze prima di procedere all’interpretazione dei contenuti psichici, ma la maggior parte degli psicoanalisti non seguiva il consiglio del maestro, e così si verificavano situazioni analitiche caotiche, scarsità di risultati positivi e precoci interruzioni delle analisi.

Reich ha avuto il merito di mostrare come attaccare e analizzare le resistenze e, in questo lavoro, fece la sua prima e importante scoperta: la resistenza del paziente era rivelata non tanto da ciò che diceva o faceva, quanto piuttosto dal modo in cui parlava o agiva.

Per Reich, quindi, ciò che era primariamente importante, era il come più del che cosa, perché il modo, o il come, era espressione del carattere del paziente.

Il secondo e fondamentale contributo reichiano fu la teoria del carattere. Per Reich i diversi tratti caratteriali erano interdipendenti e nel loro insieme costituivano, come afferma Ola Raknes, «una difesa unitaria contro tutte le emozioni che si percepivano in un modo o nell’altro come pericolose».

Reich chiamò tale difesa corazza caratteriale, suggerendo che la sua origine era da ricercarsi nell’infanzia del paziente, quando al bambino era negata la soddisfazione delle pulsioni.

Nel suo lavoro come terapeuta, Reich faceva notare ai suoi pazienti il modo in cui si comportavano e, questo, diversamente dai sintomi, non era subito riconosciuto, anzi era avvertito come qualcosa di estraneo a loro stessi.

Man mano che i pazienti divenivano più consapevoli dei tratti caratteriali e quindi delle loro difese, riuscendo ad esprimere quelle emozioni che erano rimaste intrappolate nella rigidità della corazza caratteriale, Reich notò dei cambiamenti sia nel loro atteggiamento corporeo sia nel loro comportamento.

Tale osservazione lo convinse che alla corazza caratteriale psichica corrispondesse una corazza muscolare, consistente di tensioni, spasmi e crampi, espressione somatica delle emozioni e delle idee rimosse.

Così Reich modificò la tecnica psicoanalitica nel modo seguente: egli richiamava l'attenzione del paziente sulle tensioni muscolari e cercava di fargliele sentire, manipolando attivamente le zone corporee interessate con pressioni manuali.

Questo lavoro comportava uno scioglimento dei blocchi e delle tensioni mentre contemporaneamente venivano alla luce emozioni e ricordi sino ad allora completamente rimossi.

Quando il lavoro aveva successo, i pazienti raccontavano di avvertire sensazioni corporee di correnti, piacevoli e leggere, diversificate per intensità e durata. Reich ipotizzò che tali correnti provenivano dal sistema nervoso autonomo o vegetativo, e per tale motivo le chiamò correnti vegetative.

Dopo aver fatto queste scoperte, Reich fu in grado di elaborare una nuova tecnica terapeutica cui diede il nome di analisi caratteriale e, successivamente, vegetoterapia carattero-analitica.

Oltre a questi contributi, Reich formulò l’importante teoria dell'orgasmo e la dimostrazione delle cause sociali e ideologiche delle nevrosi, cercando così di colmare le lacune nella teoria freudiana degli istinti e delle nevrosi. Ciò gli valse molte critiche e inimicizie all’interno del movimento psicoanalitico. Vediamo di che si tratta.

Nel 1927 uscì la pubblicazione del libro La funzione dell'orgasmo. In esso, Reich indaga sulle ragioni per cui, nella terapia psicoanalitica, alcuni pazienti ottenevano risultati piuttosto insignificanti o non ne ottenevano affatto, altri sembravano andare bene, ma in seguito avevano delle ricadute, mentre altri ancora mantenevano i progressi compiuti nel corso dell’analisi.

Reich concluse che il fattore comune ai primi due gruppi di pazienti, e che li differenzia dal terzo gruppo, era una insoddisfacente vita sessuale a livello genitale. Di conseguenza, una vita sessuale soddisfacente e ordinata era la condizione necessaria per una buona e durevole salute mentale.

Per soddisfacente vita sessuale, Reich intendeva la capacità di scaricare completamente l’energia sessuale durante l’amplesso genitale con un partner di sesso opposto, momento accompagnato da una momentanea perdita di coscienza. Egli chiamò tale capacità potenza orgastica.

Nel libro, Reich sollevò anche il problema di comprendere la funzione dell'orgasmo nell’organismo psicosomatico.

Fino ad allora, l’unica funzione della sessualità considerata fu quella della propagazione della specie, anche se Freud, con le sue ricerche, aprì la strada verso una diversa comprensione degli impulsi sessuali nell'essere umano.

Reich, senza negare la funzione della procreazione, riuscì a comprendere un’altra funzione della sessualità: la regolazione bio-energetica grazie alla scarica dell’energia sessuale. Un altro aspetto di tale funzione è l'esperienza di piacere e di benessere che rende la vita dell’individuo gradevole e serena.

Per Reich, il perfetto funzionamento dell’organismo vivente è assicurato da una completa scarica orgastica dell’energia ingorgata, altrimenti l’energia residua o bloccata ostacolerà il buon funzionamento, inquinando la sfera del pensiero, dell’emotività e della creatività.

Un’altra importante questione della quale Reich si occupò nel periodo della sua permanenza in Austria e in Germania, fu di trovare un modo per prevenire la distruzione della vita naturale.

In quest’ottica egli pose l’attenzione su due aspetti della vita sociale: l’educazione dei bambini e gli effetti provocati dalle ideologie dominanti nei singoli individui e nella società.

Così Reich tentò di diffondere dei principi educativi e un modo per attuarli nella società.

Come afferma Raknes, è possibile che Reich si ispirò ad alcune ricerche compiute in campo etnologico e antropologico, come quella sulla popolazione esquimese, dalla quale emerse una concezione assai diversa del modo di allevare ed educare i bambini. Per gli esquimesi, infatti, il bambino era considerato il più saggio di tutti e opporsi ad esso significava compiere un vero e proprio misfatto.

Per Reich comunque l’educazione dei bambini poteva basarsi sul principio dell’autoregolazione, ossia dare ai bambini l’opportunità di soddisfare i loro impulsi naturali secondo i loro desideri.

Per quanto riguarda invece il discorso sulle ideologie dominanti, Reich si era convinto del fatto che se una profilassi delle nevrosi avrebbe potuto ripristinare una vita naturale e razionale, sarebbe stato comunque necessario un cambiamento di tali ideologie, dove per ideologie egli intendeva tanto quelle politiche e religiose, quanto quelle morali e filosofiche.

Per Reich era proprio nelle ideologie dominanti che si trovavano le radici della repressione degli impulsi naturali e della loro conversione in impulsi perversi, sadici e masochistici.

Egli pensava che gli uomini che esercitavano il potere, ispirati da tali ideologie, fossero portatori di tali istinti repressivi e distruttivi. Così Reich, per alcuni anni, si occupò di politica, forse perché inizialmente riteneva utile un’azione politica, e fu molto attivo nel lavoro educativo all’interno del partito socialista viennese e del partito comunista a Berlino.

In seguito si rese conto che anche gli uomini al potere nel partito comunista non lottavano più per la libertà e la vita naturale e quando cercò di dimostrare agli iscritti del partito le cause della repressione, fu espulso.

A tal proposito, Ilse Ollendorff, la terza moglie di Reich, scrive: «Proprio come gli psicoanalisti videro qualcosa di molto compromettente nell’impegno politico di Reich in quel periodo di generale sconvolgimento, e diedero quindi inizio ai tentativi tendenti ad espellerlo dalla International Psychoanalytic Association, così i comunisti trovarono la sua insistenza sulla politica sessuale troppo imbarazzante per poter essere a lungo tollerata e, di conseguenza, lo espulsero ufficialmente dal partito nel 1933».

Nel 1934 Reich fu ufficialmente espulso dall’Associazione psicoanalitica.

Freud, che lo aveva considerato il suo figlio prediletto, accogliendolo nella propria casa, adesso dissentiva ufficialmente dai principi teorici di Reich. Inoltre, le scoperte di Reich in campo sessuale e il suo interesse per l’impegno politico non erano visti di buon occhio dai suoi colleghi psicoanalisti.

Tornando alle scoperte compiute da Reich nel periodo psicoanalitico e riallacciandoci al discorso precedente sulla funzione dell’orgasmo, egli cercò di descrivere cosa accadeva dal punto di vista energetico durante l’orgasmo stesso.

Così formulò il processo in questo modo: tensione meccanica, carica bioelettrica, scarica bioelettrica, rilassamento. Chiamò il processo formula dell’orgasmo e in seguito formula della tensione e della carica biologica.

In quel periodo Reich ritenne di aver a che fare con un tipo di energia che faceva pensare a una qualche forma di elettricità, in questo caso bio-elettricità, ma in seguito, come vedremo poi, giunse ad una concezione energetica totalmente nuova.

Nel frattempo, però, Reich notò la natura antitetica di due fenomeni di base che aveva incontrato nella pratica psicoanalitica: la sessualità e l’angoscia. Egli definì questi due fenomeni come antitesi fondamentale della vita vegetativa.

Il passo successivo fu di organizzare una serie di esperimenti per verificare l'ipotesi dell'esistenza di energia bioelettrica nella manifestazione dei fenomeni vitali.

Questi esperimenti furono condotti dal 1934 al 1936 ad Oslo, presso l’Università di Psicologia. Reich servendosi di un oscillografo collegato con degli elettrodi sulla superficie cutanea, volle accertare l’esistenza di una qualche variazione nel potenziale elettrico della pelle quando questa era stimolata in maniera piacevole (sessualità) e spiacevole (angoscia).

Gli esperimenti mostrarono un aumento del potenziale elettrico della cute durante le stimolazioni piacevoli e una diminuzione nel caso di stimolazioni angosciose. In tal modo, Reich riuscì a dimostrare la base biologica o biofisica dell'antitesi piacere-angoscia, ma le variazioni di potenziale elettrico riscontrate erano, tuttavia, troppo lievi per essere prese in considerazione, se confrontate alle energie presenti nelle emozioni. Reich, però, stabilì un buon punto di partenza per le ricerche successive tutte incentrate nella spiegazione della questione energetica.

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La biogenesi

Osservando i movimenti dei protozoi al microscopio, Reich rimase impressionato dalla loro grande somiglianza con i movimenti orgastici del corpo umano.

Così iniziò a chiedersi se la funzione dell'orgasmo fosse comune a tutta la materia vivente e se potesse essere la formula del funzionamento della vita.

Se la sua ipotesi fosse stata confermata, allora gli si poteva aprire la strada per la comprensione della biogenesi, ossia sulle origini della vita, un problema, questo, che lo aveva interessato fin da quando era studente di medicina.

A quel tempo, con le ricerche compiute da Pasteur, si pensava che la vita potesse originarsi soltanto dal passaggio da vivente a vivente.

Tuttavia, alcuni studiosi di biologia e filosofia erano giunti a pensare che, in qualche modo tutto da dimostrare, fosse possibile la transizione della vita dalla materia inorganica a quella vivente. Così Reich preparò due serie di esperimenti per vedere se tale transizione fosse possibile.

Nella prima serie di esperimenti Reich prese del materiale organico, come ad esempio erba essiccata, lo sottopose ad un processo di sterilizzazione e lo lasciò immerso in acqua sterile.

In seguito osservò al microscopio ciò che sarebbe accaduto: dall’erba si separavano delle piccolissime vescicole che presentavano movimenti contrattivi ed espansivi simili a quelli osservati nei protozoi.

Le vescicole poi si riunivano in numero sempre maggiore, formando dei grappoli circondati da membrane e infine cominciavano a muoversi come gli organismi monocellulari.

Nella seconda serie di esperimenti, invece, Reich utilizzò del materiale inorganico, come polvere di carbone e sabbia, che scaldò fino a renderlo incandescente e quindi lo immerse in una soluzione sterile nutritiva.

L’osservazione microscopica rivelò che alcune particelle si ingrossavano in vescicole, presentando un movimento molto simile a quelle della prima serie di esperimenti e, inoltre, alcune di queste vescicole si organizzavano nello stesso identico modo.

Reich coniò il termine bione per indicare la vescicola originatasi in questo modo, compiendo così un importante passo in avanti verso la comprensione della biogenesi.

A seguito di tali osservazioni, egli ipotizzò che un processo simile potesse essere implicato nella formazione del cancro: dal tessuto organico disgregato potrebbero originarsi dei bioni che in seguito si organizzerebbero nei differenti tipi di cellule cancerose.

A sostegno di tale ipotesi possono essere annoverate le seguenti osservazioni:

  • le cellule cancerose hanno forme e movimenti simili a quelle dei protozoi;
  • la vegetoterapia carattero-analitica ha mostrato che i segmenti corporei maggiormente deficitari sotto il profilo del regolare metabolismo energetico, dove si manifestano crampi e tensioni, sono quelli più soggetti all’insorgere del cancro.

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L’energia vitale: l’orgone

Il susseguirsi degli eventi sperimentali e delle osservazioni, nonché delle intuizioni e del pensiero che portarono Reich alla scoperta dell’energia vitale, sono descritti da Reich stesso in alcune delle sue pubblicazioni, tra cui La biopatia del cancro.

Comunque, c’è da dire che egli rimase stupito dei fenomeni che via via si presentarono ai suoi occhi.

Per farvi capire di che si tratta cito alcune frasi scritte dallo stesso Reich nel libro che ho menzionato poc’anzi, nel punto in cui si riferisce ai bioni SAPA, ossia quei bioni ottenuti dalla sabbia dell’oceano: «L’effetto dei SAPA sui batteri della putrefazione, sui protozoi e sui bacilli T era più vigoroso di quello degli altri bioni. Messi a contatto con le cellule cancerose, si dimostrarono capaci di ucciderle o di paralizzarle già a circa 10 micron di distanza. […] Tentai di portare avanti le osservazioni nel buio della cantina, dove avevo collocato le colture. […] Dopo che gli occhi vi fecero l’abitudine, l'ambiente non apparve più nero, ma grigio-azzurro. Vedevo vapori nebulosi, pennellate di luce azzurrognola e punti svolazzanti. […] Una sera trascorsi cinque ore di seguito in quell’ambiente buio. Dopo 120 minuti circa potei vedere luccicare il palmo della mia mano, […] Intorno al mio corpo e agli oggetti il riverbero azzurro era come un vapore soffuso. Confesso che mi spaventai».

Reich, dunque, osservò che alcuni bioni emettevano una specie di energia che mostrava caratteristiche affatto diverse dalle forme di energia fino allora conosciute.

A quel punto, Reich compì altri esperimenti per verificare se il tipo di energia scoperta con l’osservazione dei bioni, potesse essere presente anche in altri organismi viventi, compresi gli esseri umani.

I risultati delle ricerche confermarono la sua ipotesi. L’energia emessa dipendeva dal grado di vitalità naturale dell'individuo: essa era tanto più elevata quanto più l’organismo era libero da inibizioni nevrotiche.

Così Reich chiamò l’energia da lui scoperta Energia vitale o orgone, una parola coniata per derivazione da orgasmo e organismo.

Nel 1940, un anno dopo essersi trasferito negli Stati Uniti, Reich dimostrò che l’orgone è un genere d’energia presente anche nell’atmosfera e, successivamente, asserì che essa è presente ovunque. La sua esistenza è dimostrabile visivamente, termicamente e con l’osservazione al microscopio.

Sempre nello stesso anno, Reich costruì il primo accumulatore orgonico, ossia uno strumento capace di concentrare l’energia orgonica. Tecnicamente l’accumulatore consisteva di una cabina rivestita all’interno con diversi strati di materiale organico (lana) e metallico.

Gli esperimenti compiuti da Reich e dai suoi collaboratori, dimostrarono che il materiale organico attrae e raccoglie energia orgonica dall’atmosfera, mentre il materiale metallico l'attrae e la respinge.

In tal modo, l’energia orgonica concentrata negli strati di materiale organico dell’accumulatore è attratta dagli strati metallici e irradiata all’interno della cabina.

È chiaro che con la scoperta dell’energia orgonica e con il progredire nella conoscenza delle leggi fisiche orgonomiche, nonché con l’invenzione dell’accumulatore, si aprirono nuove frontiere anche sul piano terapeutico.

L’obiettivo terapeutico di Reich fu sempre quello di liberare l’energia dagli organismi psichicamente e fisicamente bloccati, e così, con le nuove scoperte, cominciò a chiamare la sua tecnica terapeutica terapia orgonica.

Da un punto di vista medico, Reich utilizzò l’accumulatore orgonico per trattare il cancro.

Dopo aver scoperto che il cancro si sviluppa quando una parte dell’organismo si sottrae al naturale metabolismo orgonico, Reich volle appurare se l’irradiazione orgonica, applicata con l’accumulatore, potesse modificare il metabolismo orgonico nei tessuti cancerosi dei soggetti malati.

Egli osservò che nei casi meno gravi il processo canceroso poteva arrestarsi e talvolta anche regredire.

Grazie alle molte idee che gli vennero in mente in quel periodo, Reich esplorò diversi altri fenomeni. Ad esempio, volle studiare la relazione tra l’energia orgonica e la radioattività.

Così, nel 1950, mise a punto un grande esperimento, chiamato Oranur, in cui collocò alcuni isotopi radioattivi all’interno dell’accumulatore.

Reich aveva formulato l’ipotesi che l’orgone potesse ridurre la radioattività, ma la sperimentazione fornì un risultato inaspettato: la radioattività eccitò fortemente l'orgone e tutti i partecipanti all'esperimento ebbero delle serie conseguenze di salute.

Inoltre, la zona di Orgonon fu così carica di energia orgonica radioattiva che per diversi anni divenne impossibile viverci.

Ciononostante, i risultati della sperimentazione chiarirono diversi aspetti dell’energia orgonica che prima di allora non erano stati compresi.

Ad esempio, Reich ritenne che l’orgone concentrato intorno ad Orgonon fosse una variante dell’orgone stesso con caratteristiche letali. Per tale motivo gli assegnò il nome di DOR, ossia deadly orgone, in italiano orgone letale.

Così Reich concentrò il suo lavoro con l’obiettivo di realizzare uno strumento capace di neutralizzare il DOR, e riuscì nel suo intento, inventando una macchina cui diede il nome di cloudbuster, che tradotto significa risucchiatore di nubi.

L’apparecchio era costituito da un certo numero di tubi metallici allungabili e che potevano essere orientati in diverse direzioni nello spazio circostante. Nella parte terminale inferiore, i tubi erano collegati con lunghe tubature che finivano nell'acqua o nel terreno umido.

Il suo funzionamento era basato sul fatto che l’acqua, con la sua proprietà di attrarre l’orgone, avrebbe risucchiato il DOR attraverso le tubature.

Con il cloudbuster Reich riuscì, anche se in modo parziale, a decontaminare l’opprimente atmosfera di Orgonon. In seguito Reich scoprì che l’apparecchio poteva essere usato anche per altri scopi, in particolare per cercare di produrre la pioggia.

Con i suoi collaboratori, egli effettuò diversi esperimenti in tal senso e sembra che i risultati siano stati positivi.

Certamente, si rimane stupiti dalla capacità di Reich nel passare da un’idea all’altra e da un campo di ricerca all’altro, ottenendo risultati veramente straordinari, ma lui sentiva che le sue scoperte seguivano un filo logico che si dipanava ordinatamente e coerentemente.

Ogni scoperta che faceva in un nuovo campo di ricerca egli la utilizzava per approfondire ciò che aveva scoperto prima in un altro campo.

Così è stato, per esempio, nel campo terapeutico che lo aveva introdotto nella ricerca biologico-energetica e a cui è ritornato per rendere il suo metodo terapeutico più efficace.

Reich, inoltre, si è sempre interessato alla funzione dei fenomeni che osservava; pensava che questi potessero essere compresi soltanto con l'utilizzo dei sensi e che qualsiasi cosa l'osservatore possa avvertire, costituisca di per se un legittimo oggetto di ricerca.

Egli definì il suo metodo di ricerca Funzionalismo Orgonomico e nel libro Etere, Dio e Diavolo dimostrò l’applicazione di tale metodo nei campi di ricerca da lui esplorati.

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Gli ultimi anni

Quando Reich giunse negli Stati Uniti, conobbe Ilse Ollendorf e dalla loro unione in matrimonio nacque il figlio Peter. Fu quello un periodo d’intenso lavoro che, come abbiamo visto, portò alla scoperta di fatti straordinariamente importanti per tutta l’umanità.

Ciò gli valse attestati di simpatia, stima e riconoscimenti, dimostrati dal fatto che Reich ebbe al suo seguito un certo numero di allievi e collaboratori, sia in Europa sia in America.

Parte dei suoi esperimenti, in particolare quelli sui bioni, furono ripetuti da alcuni (non molti per la verità) ricercatori che operavano in ambito universitario, i quali confermarono la validità dei risultati ottenuti da Reich.

D’altra parte, Reich non ebbe vita facile e il suo lavoro finì sotto il tiro di detrattori e critici soprattutto in ambito medico-psichiatrico.

Come abbiamo detto in precedenza, Reich, nel periodo europeo, fu espulso dal movimento psicoanalitico e dal partito comunista. Negli USA invece, Reich e gli orgonomisti furono attaccati aspramente, nel 1953, dall’American Medical Association e dall’American Psychiatric Association.

Fu in quell’anno che Reich pubblicò il libro L’assassinio di Cristo. In quest’opera egli affermò che l’uomo corazzato, che vive nella trappola, non tollera le manifestazioni vitali e per tale motivo cerca di sopprimerle ovunque esse si manifestino.

Cristo rappresenta la Vita e così l’assassinio di Cristo è continuamente ripetuto in tutti gli ambiti dell’esistenza: nelle famiglie, nella politica, nella cultura, nella scienza e nella religione.

La peste emozionale, come la chiama Reich, è un male universale che affligge tutti gli uomini costretti nella corazza. Ora la peste emozionale si rivolge contro il suo lavoro e nel 1954, sotto le sembianze del potente organismo denominato Food and Drug Administration, sferra un pesantissimo attacco a Reich e alla fondazione che porta il suo nome: un’ingiunzione vieta la distribuzione degli accumulatori orgonici e la vendita di tutte le pubblicazioni dell’Orgone Institute Press, compresi i libri che Reich aveva pubblicato prima della scoperta dell’energia orgonica.

L’ingiunzione segnò l’inizio di una battaglia legale durata tre anni, in cui Reich non accettò mai di essere giudicato da una corte di giustizia ordinaria, perché, a suo dire, solamente un gruppo di scienziati dalla mente aperta avrebbe potuto confrontarsi con lui sulle sue scoperte.

Comunque, nel 1957, Reich fu accusato di oltraggio alla corte per violazione del decreto d’ingiunzione e fu condannato a due anni di reclusione.

Entrò nel penitenziario di Danbury e vi rimase solo pochi giorni perchè, sottoposto a esame psichiatrico, fu dichiarato paranoico e quindi trasferito in un altro penitenziario federale attrezzato per le cure psichiatriche.

Reich rifiutò qualunque tipo di cura e gli psichiatri del carcere decisero di dichiararlo nel pieno possesso delle sue facoltà mentali.

Sembra che intorno al mese di settembre o di ottobre, quando Reich era in carcere, le sue condizioni di salute non fossero buone. Già nel 1951 aveva avuto un infarto e lui stesso disse che ogni male di cuore è in realtà un mal di crepacuore; adesso, molto provato da tutto ciò che era successo, il suo cuore ebbe un peggioramento e il giorno 3 novembre del 1957, all’età di sessant’anni, cessò di battere per sempre.

Desidero concludere questo piccolo racconto sulla vita di W. Reich con una citazione tratta dal suo libro People in Trouble, la quale, secondo la moglie Ilse, dà un’idea di come egli si considerasse.

«Non so come io possa apparire al mondo; ma a me stesso sono sembrato soltanto un bambino che, giocando sulla spiaggia, si divertiva a trovare, di tanto in tanto, una pietruzza più liscia o una conchiglia più bella del solito, mentre l’immenso oceano della verità si stendeva inesplorato di fronte a me» (Isaac Newton).

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