La proiezione

Indice

Definizione della proiezione

In senso psicanalitico, la proiezione è quell’operazione con la quale il soggetto espelle da sé e localizza nell’altro (persona o cosa), sentimenti,desideri o qualità che sono suoi ma che egli non riconosce o rifiuta in sé.

È una difesa di origine arcaica che è in azione in modo particolare nella paranoia e nelle fobie, ma anche in modi di pensiero normale, come ad esempio nella superstizione.

La proiezione è un meccanismo di difesa che svolge un ruolo determinante nei primi anni della vita infantile: il bambino con grande naturalezza attribuisce ad altri (persone, animali o anche oggetti inanimati) i sentimenti e le reazioni che egli stesso prova, anche quando non è impegnato in una lotta difensiva contro i propri sentimenti o desideri.

Avviene spesso che il bambino, se rimproverato o accusato di qualcosa, attribuisca ad altri, spesso bambino immaginario, la responsabilità del malefatto. Questa non è una bugia cosciente in quanto il bambino accetta realmente la propria proiezione come verità e si aspetta che i genitori o la maestra facciano altrettanto.

Tuttavia quando un individuo usa la proiezione come meccanismo di difesa in misura eccessiva nell’età adulta, la sua percezione della realtà esterna risulterà gravemente distorta, cioè la capacità del suo Io di esaminare la realtà verrà notevolmente indebolita.

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La proiezione secondo Freud

Freud ha fatto ricorso a questo meccanismo per spiegare diverse manifestazioni della psicologia normale e patologica:

  1. la proiezione è scoperta nella paranoia. Qui viene descritta come difesa primaria che consiste nell’uso errato di un meccanismo normale: cioè nel cercare all’esterno l’origine di un dispiacere. Il paranoico proietta le sue rappresentazioni intollerabili le quali gli ritornano dall’esterno, sotto forma di rimproveri: «Il contenuto effettivo rimane intatto, ma vi è un cambiamento nella sua collocazione» (caso Schreber);
  2. nel 1925 Freud descrive l’insieme della costruzione fobica come una proiezione nel reale del pericolo pulsionale: «L’Io si comporta come se il pericolo di sviluppo dell’angoscia non venisse da un moto pulsionale, bensí da una percezione e può quindi reagire contro tale pericolo esterno con i tentativi di fuga degli evitamenti fobici»;
  3. nella gelosia proiettiva il soggetto si difende dai propri desideri di essere infedele imputando l’infedeltà al proprio partner, egli svia in tal modo la sua attenzione dal proprio inconscio spostandola sull’inconscio dell’altro. Così può allo stesso tempo diventare più lucido per quanto riguarda l’altro e meno cosciente per quanto riguarda sé stesso;
  4. Freud trova un fattore normale della proiezione nella superstizione, nella mitologia e nell’animismo: «La conoscenza oscura dei fattori psichici e delle relazioni che esistono nell’inconscio si riflette […] nella costruzione di una realtà soprasensibile». I demoni e gli spiriti incarnerebbero quindi i cattivi desideri inconsci;
  5. solo in rare occasioni Freud invoca la proiezione a proposito della situazione analitica. Egli non denomina mai il transfert in generale come una proiezione e usa quest’ultimo termine solo per designare un fenomeno particolare del transfert: il soggetto attribuisce all'analista discorsi o pensieri che sono in realtà suoi.

In definitiva Freud, pur incontrando la proiezione in vari campi, le attribuisce tuttavia un senso piuttosto ristretto, cioè quello di difesa tramite l’attribuzione all’altro, persona o cosa, di qualità, sentimenti e desideri che sono del soggetto ma che egli rifiuta o ignora. Egli ne ha dato anche una spiegazione metapsicologica, la proiezione infatti trova il suo principio più generale nella teoria delle pulsioni.

Secondo Freud l’organismo è sottoposto a due tipi di eccitazioni generatrici di tensioni:

  • quelle da cui esso può fuggire e da cui può proteggersi, cioè quelle esterne;
  • quelle da cui non può fuggire e contro le quali non esiste all’inizio uno schermo antistimolo, vale a dire quelle interne.

La proiezione appare quindi come il meccanismo di difesa originario contro le eccitazioni interne che sono troppo spiacevoli a causa della loro intensità. Il soggetto infatti le proietta all’esterno, e la cosa gli permette di fuggire (come nell’illusione fobica) e di proteggersi da esse. Esiste «un’inclinazione a trattarle come se non agissero dall’interno, bensì dall’esterno, per poter utilizzare contro di esse il mezzo di difesa dello schermo antistimolo. Questa è l’origine della proiezione».

La contropartita di tale beneficio è, come nota Freud, che il soggetto si trova costretto ad accordare piena fiducia a ciò che ormai è sottoposto alle categorie del reale

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Il rapporto proiezione-introiezione secondo Freud

Secondo Freud la proiezione e l’introiezione svolgono un ruolo essenziale nelle fasi dell'opposizione tra l’Io (soggetto) e il mondo esterno (oggetto). Il soggetto «prende nel suo Io gli oggetti che si presentano a esso in quanto sono fonte di piacere, li introietta, e dall’altra parte espelle da sé ciò che nel mondo interno è fonte di dispiacere (meccanismo della proiezione)».

Gli autori che considerano questa concezione freudiana in una prospettiva cronologica, si chiedono se il movimento introiezione-proiezione presupponga o produca la differenziazione tra interno ed esterno.

Anna Freud ritiene che tale processo compaia dopo la differenziazione tra l’Io e il mondo esterno. La scuola di Melanie Klein invece ha messo in primo piano la dialettica dell'introiezione-proiezione dell’oggetto buono e cattivo e vi ha visto la base stessa della differenziazione interno-esterno.

Freud ha chiaramente lasciato molti problemi aperti sulla questione della proiezione ma uno in particolare merita di essere segnalato, quello su che cosa in realtà viene proiettato. Freud descrive spesso la proiezione come la deformazione di un processo normale che ci fa cercare nel mondo esterno la causa dei nostri affetti. Egli sembra concepire in questo modo la proiezione quando la vede in azione nella fobia.

Nell’analisi del meccanismo paranoico quale si incontra nel caso Schreber invece, l’appello alla casualità appare invece come una razionalizzazione a posteriori della proiezione: la frase «io odio» è trasformata per proiezione in «egli mi odia» («egli mi perseguita») il che mi dà quindi il diritto di odiarlo. È il sentimento di odio, cioè la pulsione stessa, che viene in questo caso proiettato.

In testi metapsicologici come Pulsione e loro destino (1915) e La negazione (1925) ciò che è proiettato è l’odiato, il cattivo. Freud andò quindi molto vicino a una concezione più realistica della proiezione che sarà poi pienamente sviluppata da Melanie Klein. Per quest’ultima infatti è l’oggetto cattivo (fantasmatico) a essere proiettato come se la pulsione o il sentimento, per essere veramente espulsi, debbano necessariamente incarnarsi in un oggetto.

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