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La funzione del dolore

Di Antonio Mazzetti

Indice

Introduzione

Il dolore può essere fisico e morale, dice il vocabolario, anche se, da reichiani, sappiamo che le due sfere sono funzionalmente identiche, quindi in fortissima interazione. Esistono tuttavia dolori vissuti prevalentamente nel fisico e dolori vissuti prevalentemente sul piano psichico-mentale.

A nostro avviso tuttavia, pur se a livello percettivo personale possono esistere grandissime divergenze nella scala di intensità del dolore sia fisico che mentale, esse dipendono più dalle caratteristiche percettive del singolo che dalla effettiva intensità del dolore stesso.

In altre parole, quello che per taluni è un dolore insostenibile, per altri può essere molto meno forte e viceversa. La sensibilità al dolore quindi, può essere estremamente diversa tra i vari individui, e nello stesso individuo, molto diversa in tempi diversi della sua vita.

Ognuno di noi, in ogni momento della sua vita, ha una determinata e precisa soglia di sopportabilità del dolore e tale soglia si sposta durante la vita in funzione dell’evoluzione psichica e spirituale dell'individuo stesso.

L’affermazione precedente appare subito vera se la applicate al feto e all’embrione. Infatti il feto e ancor più l’embrione sono il primo stadio di sviluppo fisico-psichico dell’individuo. Quindi possiamo affermare che i dolori embrionari e fetali sono i meno sopportabili per l’essere umano ed è per questo motivo che la natura ha fornito l’individuo di potentissimi meccanismi di difesa contro questi dolori troppo intensi.

Meccanismi di difesa dal dolore

I principali meccanismi che proteggono l’individuo dal dolore e quindi dalla morte, sono:

Ambedue questi meccanismi difensivi, acquisiscono aspetti che riguardano, in modo funzionale, sia aspetti fisici, sia psichici che spirituali.

Per quanto riguarda gli aspetti fisici vi ricordo tutto il discorso di W. Reich sui blocchi energetici e quindi sulla chiusura difensiva del biosistema,(ricordate lo studio sulle amebe presente in Baker). W. Reich parla apertamente dell’odio come elemento fondamentale della corazza caratteriale e causa principale distorcente l’impulso amoroso.

Per quanto attiene la parte psichica e spirituale non vi è dubbio che l’odio deformi e blocchi il naturale sviluppo del feto-bambino verso l'ampliamento delle capacità cognitivo-affettiva e verso lo sviluppo della capacità di amare.

L’orgoglio e l’odio quindi, consentono con la chiusura del biosistema, di deviare tutta l’energia a difesa dello sviluppo fisico dell’individuo, sottraendola al potenziale sviluppo di alcune capacità psichiche e spirituali dell’individuo stesso.

Tutto ciò avviene per mantenere la vita e proteggerla. La vita ripresenterà in seguito delle nuove occasioni per sviluppare le capacità psichico-spirituali bloccate riproponendo gestalt emozionali dolorose del tutto simili a quelle che ci hanno bloccato, permettendoci così di continuare ad evolvere superando con le forze dell’adulto ciò che ci aveva bloccato nella primissima infanzia.

Cosa intendiamo per dolore

È necessario anzitutto stabilire che cosa intendiamo per dolore. Il dolore è sensazione, emozione, sentimento che interessa il fisico, la mente e l’anima di un individuo.

È opportuno approfondire tale semplice definizione con altre considerazioni per meglio comprendere cosa sia il dolore.

Il dolore, secondo Reich e Pierrakos, è causato dall’opposizione, dalla resistenza che l’essere umano esercita contro il libero scorrere dell’energia universale dentro il suo corpo.

L’energia che non può più liberamente scorrere nel biosistema, si trasforma necessariamente in energia negativa o DOR, così come l’acqua di un torrente bloccandone il movimento, diviene stagnante e poi putrida.

Allora, dolore e gioia sono sostanzialmente espressione del movimento deformato o naturale dell’energia universale biologica del corpo umano in funzione della sua vibrazione e soprattutto della sua armonia o disarmonia in rapporto all'energia del cosmo.

Una vibrazione elevata richiede un corpo naturalmente armonico e pulsante ed una mente e un cuore aperti, che vivono nella gioia. Una vibrazione ridotta invece o bloccata, si manifesta in un corpo con blocchi energetici e una mente un cuore chiusi e ottusi che vivono nell’odio, nell’orgoglio e nella vendetta.

Il dolore è uno strumento predisposto dalla natura, cioè dal cosmo, che ci può spingere sia a ripristinare la naturale vibrazione dell'energia, sia a creare nuove vibrazioni energetiche più elevate, che il nostro essere ancora non conosce.

Il dolore è il fuoco necessario per la creatività, per trasmutare alchemicamente il piombo in oro, per trasformare l’odio in amore.

L’amore è l’energia dell’universo ed è la vibrazione fondamentale base del suo concerto creativo che ha generato ogni forma di vita esistente.

L’odio invece è amore inacidito che ha perduto tutta o gran parte della propria vibrazione diventando energia stagnante ove regna la morte che è la controparte fondamentale inscindibile della vita.

L’amore è creatività, l’odio costruttivo è conservazione.

Come ora detto, amore e odio sono opposti di un continuum, quindi inscindibili come la vita e la morte, per cui, risolvere l’odio per noi significa sostituirlo in quel determinato livello vibrazionale, con tutto l’amore possibile a quel livello, che ci consentirà un salto quantico al successivo livello vibrazionale evolutivo ove, confrontandoci con nuovo e più profondo odio possiamo ritrasformarlo in un più profondo amore per un nuovo salto quantico evolutivo.

È il dolore che ci spinge a trovare quella creatività artistica (Mercurio) che trasforma il nostro odio in amore per la gioia del nostro cuore e dell’Universo intero.

In questo progressiva conquista di nuovi livelli evolutivi che coincidono con la conquista di un più profondo amore e gioia creativa, sta il senso della nostra vita nell’universo.

Il dolore quindi ha la funzione di spingerci a cambiare la nostra vita e a conquistare aspetti espressivi della nostra essenza di cui non disponevamo.

Quindi il dolore è funzione fondamentale dell’evoluzione psichico-spirituale dell’uomo.

Ma il dolore, pur se presente nell’individuo qui e ora, può però suddividersi spesso in dolore attuale e dolore riferentesi al passato. Dolore incistato dietro l’odio e l’orgoglio e che pertanto non è stato elaborato e superato quando si è presentato e ci si ripropone nell’attuale momento di vita.

Il dolore che si presenta oggi, potrebbe essere composto da una componente attuale e da una componente antica, spesso addirittura intrauterina. La distinzione e la conoscenza della componente antica e delle sue cause, è indispensabile per meglio progettare il processo di superamento e scioglimento del dolore stesso.

È necessario quindi con l’aiuto fondamentale della ragione, dei simbolismi e dell’analisi dei dinamismi attuali ma soprattutto infantili, individuare le offese e i dolori antichi per ricercare poi la chiave personale per viverli e attraversarli, eliminando pian piano quella naturale resistenza e opposizione, che ciascuno di noi pone al lasciarsi attraversare dal dolore, contrapponendosi a esso.

La componente di dolore attuale è quindi funzionale e toccando le ferite antiche, ci rimette a contatto con esse e ci fornisce l’occasione per sciogliere l’orgoglio e l’odio, e attraverso il processo del perdono, liberarci dal passato e dai meccanismi di difesa antichi ormai divenuti meccanismi di offesa.

Perdonare le antiche offese ci permette altresì di vedere la parte concernente l’offesa attuale nella giusta luce e di affrontarla con modalità più adulte.

Pierrakos afferma che il problema non è tanto nel dolore quanto nella fissazione al dolore stesso.
Gli esseri umani oppongono una grande resistenza al dolore soprattutto quando sono troppo piccoli per sopravvivere a esso, e usano odio, orgoglio e progetto vendicativo omicida e suicida per proteggersi reattivamente.

Tali difese col tempo si cronicizzano e divengono comportamenti automatici di fronte al dolore, per impedirne sia il sentirlo che la presa di coscienza.

Spesso quando si è adulti e si potrebbe risolvere il dolore con il processo di perdono, si continua invece a rispondere con odio e orgoglio ogni volta che le ferite antiche vengono anche solamente sfiorate. La risposta diviene sempre più automatica e alimenta e incrementa continuamente il senso di ingiustizia subita e il vittimismo.

Si costituisce un circolo vizioso che si ingigantisce e l’individuo scivola sempre più verso una crisi esistenziale sempre più profonda.

Un concetto similare lo ritroviamo più ampliato in E. Tolle nella sua teoria del corpo di dolore.

L’essere umano è particolarmente e tenacemente attaccato al proprio dolore rifiutandosi di intraprendere il percorso di trasformazione di sé.

Si preferisce sempre, dice Mercurio, il piacere malsano alla vera gioia che si ottiene con un duro e costante lavoro. Si preferisce sempre il vittimismo e il piacere effimero della vendetta, alla pace, alla gioia e alla libertà ottenibili con il perdono.

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