Biografia

Indice

Alcuni cenni biografici

Freud nacque il 6 maggio del 1856 a Freiberg, in Moravia, allora Impero austroungarico oggi regione della repubblica Ceca, e vi rimase fino all’età di quattro anni. Per il resto visse sempre a Vienna a eccezione degli ultimi due anni della sua vita trascorsi a Londra.

Freud era di origine ebraica. Il padre, Jacob, era un commerciante di lana che rimase vedovo per ben due volte. Dal terzo matrimonio con Amalia Nathanson, che all’epoca aveva diciannove anni, nacque Sigmund, primogenito di sette fratelli (cinque femmine e due maschi).

Pare che Freud non fu allevato secondo la cultura ebraica ortodossa: in casa parlavano il tedesco corrente e la sua famiglia si conformò al modo di vivere del ceto medio viennese. Tuttavia Freud ricevette un’istruzione religiosa impartitagli da maestri ebrei.

C’è da dire che in quel periodo storico gli ebrei in Austria non avevano vita facile, a causa di un’opinione pubblica fortemente antisemita, ma a essi era riconosciuta la cittadinanza e potevano guadagnarsi da vivere.

Dell’infanzia di Freud a Vienna non si conoscono molti particolari, si sa per certo che la sua famiglia, dopo vari cambiamenti abitativi, visse in un quartiere abitato prevalentemente da ebrei.

Sappiamo che il giovane Freud fu un allievo brillante, il primo della classe, per tutti gli anni del ginnasio, e che in famiglia godeva di una posizione privilegiata forse in virtù della sua spiccata capacità intellettuale.

Era l’unico ad avere nella sua stanza da letto una lampada a olio per facilitargli lo studio, mentre gli altri componenti della famiglia si servivano solo di candele. Inoltre, ai fratelli di Sigmund non fu consentito di studiare musica per timore che disturbassero i suoi studi.

Freud iniziò gli studi di medicina nel 1873. Sembra che in quel tempo, per molti giovani, tra i quali lo stesso Sigmund, lo studio della medicina fosse un mezzo per soddisfare il loro interesse per le scienze naturali, risvegliato grazie alle ricerche e alle scoperte di Charles Darwin.

Inizialmente si impegnò in biologia e fece uno studio sui testicoli delle anguille; poi passò alla fisiologia e lavorò alla ricerca con il microscopio sul midollo spinale dei pesci.

Freud evidentemente era molto appassionato della ricerca al microscopio, poiché trascorse ben sei anni nel laboratorio del fisiologo Ernst Brücke.

A causa delle modeste condizioni economiche in cui si trovava in quel periodo, decise di abbandonare il suo progetto di dedicarsi alla ricerca scientifica in ambito universitario, e si concentrò sugli studi in medicina per avviarsi alla libera professione di medico.

Iniziò così un periodo di internato ospedaliero dove si specializzò nell’anatomia e nelle malattie organiche del sistema nervoso, soprattutto delle paralisi, dell’afasia (un disturbo del linguaggio) e degli effetti delle lesioni cerebrali nei bambini.

Durante l’internato egli lavorò anche in chirurgia, medicina interna e psichiatria. Fece anche degli esperimenti con la cocaina, provandola su se stesso e su alcuni pazienti e trovò che tale alcaloide aveva degli effetti benefici per patologie quali l’asma, disturbi allo stomaco e per l’eliminazione dei sintomi dolorosi seguiti alla privazione di morfina nei soggetti assuefatti da tale sostanza.

Si laureò nel 1881 all’età di venticinque anni e l’anno dopo iniziò la libera professione di neurologo clinico. Nelle stesso anno conobbe la giovane Martha Bernays e, dopo quattro anni di fidanzamento, si sposò. Ebbero sei figli tra cui Anna che successivamente seguì le orme del padre e divenne una delle più importanti figure in ambito psicoanalitico.

Fu in questi anni che Freud strinse amicizia con il dott. Breuer, un medico viennese piuttosto famoso per i suoi studi sulla respirazione e per la scoperta della funzione dei canali semicircolari dell’orecchio.

Breuer era un medico di successo che viveva in modo agiato e aiutò il giovane collega Freud inviandogli dei pazienti e prestandogli delle somme di denaro. I due discutevano spesso sui casi clinici dei loro pazienti e di questi racconti ce ne fu uno che riveste grande importanza per la nascita della psicoanalisi: il caso di Anna O., una paziente di Breuer.

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La teoria della nevrosi

Anna, una giovane ragazza ebrea, bella, colta e intelligente, era stata colpita da una serie impressionante di sintomi isterici: paralisi, amnesie, disturbi della vista, tosse nervosa, stati di assenza, confusione e delirio, anoressia e idrofobia, cioè incapacità di bere, incapacità di comprendere la lingua materna (parlò per un periodo solamente l’inglese).

Tutti questi sintomi erano sorti dopo che la ragazza si era dedicata per mesi all'assistenza del padre gravemente malato e che successivamente morì.

Breuer, che l’aveva in cura, pensò che l’insorgere della sintomatologia isterica fosse causata da quello che egli chiamava "stato ipnoide", una sorta di acuto esaurimento nervoso. Egli si recava dalla paziente ogni sera e la ragazza gli raccontava, sotto leggera ipnosi, le esperienze e le fantasie della giornata.

Così accadde che Anna riferisse al medico la situazione in cui era comparso un sintomo. Il solo fatto di parlare dei disturbi che aveva provato durante la giornata le procurava un certo sollievo dai sintomi.

Anna chiamava tali conversazioni con Breuer "talking cure", cura parlata. Alle volte i racconti erano accompagnati da un'emozione più o meno intensa e al termine della rievocazione il sintomo era scomparso.

Per esempio, ci fu un periodo in cui Anna non riusciva a bere, pur avendo un gran desiderio di dissetarsi. Sotto ipnosi ella ricordò di aver avuto una repulsione simile per l’acqua quando era bambina e precisamente quando vide un cane di brutto aspetto che beveva in un bicchiere. Al termine del racconto Anna riuscì di nuovo a bere e il sintomo scomparve del tutto.

Tali esperienze, in cui il ricordo si associava con l’espressione di un’emozione (abreazione), costituirono il prototipo di quel metodo che Breuer stesso denominò catartico, e che applicò progressivamente sintomo per sintomo.

Ogni sintomo aveva una storia che percorsa in ordine inverso portava all'evento traumatico che sembrava aver originato il sintomo stesso.

Successivamente Breuer interruppe il trattamento perché spaventato dall’intenso legame affettivo che si era stabilito con Anna.

Sotto questo aspetto, possiamo già intravedere quel fenomeno che successivamente Freud denominò traslazione o transfert: Anna trasferiva su Breuer i propri sentimenti positivi verso il padre. E questo è un transfert positivo.

Ella aveva creato con Breuer un rapporto di fiducia che aveva favorito un miglioramento delle proprie condizioni psicofisiche. Quando il medico vide nel rapporto con Anna una minaccia alla propria carriera e al matrimonio (la moglie infatti divenne sempre più gelosa del rapporto che si era creato tra di loro) e comunicò alla ragazza la propria decisione di interrompere il trattamento, ella, poco dopo aver appreso ciò, manifestò i sintomi del parto isterico.

Tornando a Freud, la storia di Anna ebbe un impatto importante in lui, perché gli permise di mettere in luce l’intima relazione tra contenuti psichici e sintomi isterici che si manifestavano su un piano eminentemente fisico.

Un altro evento importante per la nascita della futura psicoanalisi fu il viaggio di Freud a Parigi. Nel 1885 Freud vinse una borsa di studio che decise di utilizzare per andare a studiare dall’illustre psichiatra francese Jean Charcot.

Questi si serviva dell’ipnosi per il trattamento dei sintomi isterici e inoltre asseriva che l’isteria non poteva essere considerata una patologia esclusivamente femminile (il termine isteria deriva dalla parola greca hystera che significa utero), perché alcuni dei suoi pazienti maschi presentavano segni evidenti di disturbi isterici.

Sembra che durante il suo soggiorno a Parigi si verificò un importante episodio: a un ricevimento Freud udì Charcot che riferiva di un suo paziente le cui difficoltà avevano una base sessuale e che, secondo lui, in casi simili c’era sempre qualcosa di genitale.

Udire tale affermazione fu per Freud un qualcosa di veramente illuminante e di lì in poi egli andò sempre alla ricerca di eventuali problemi sessuali nei suoi pazienti.

Al ritorno da Parigi Freud espose in una conferenza i metodi e le idee di Charcot, compreso il concetto d’isteria maschile, ma la sua esposizione non ebbe un gran seguito ed egli rimase profondamente deluso.

Comunque, egli riallacciò i contatti con Breuer e praticò il metodo ipnotico e la catarsi nel trattamento dei propri pazienti. A proposito dell’ipnosi, Freud ebbe un'altra esperienza che lo aiutò molto nel proseguo della costruzione di una nuova teoria delle nevrosi.

Per perfezionarsi nella tecnica ipnotica egli si recò da Bernheim della scuola di Nancy, e da questa esperienza egli rimase impressionato dalla capacità di Bernheim nell'indurre i pazienti a ricordare avvenimenti accaduti sotto ipnosi, mentre normalmente si riteneva impossibile recuperare tali ricordi a causa dell’effetto di un'amnesia post-ipnotica. Freud osservò dunque che era possibile, in determinate condizioni, recuperare contenuti psichici che si credevano perduti.

Ben presto però, Freud si rese conto che il trattamento ipnotico aveva dei seri limiti: sebbene era di aiuto nell’alleviare alcuni sintomi, l’ipnosi non portava a una guarigione completa perché dopo la remissione dei sintomi molti pazienti ne sviluppavano di nuovi. Inoltre, non tutti i pazienti erano facilmente o durevolmente ipnotizzabili.

Così Freud abbandonò l’ipnosi mentre mantenne la componente catartica del trattamento.

Gradualmente egli mise a punto la tecnica delle libere associazioni: il paziente viene invitato a sdraiarsi su un divano e incoraggiato a parlare senza riserve, liberamente, esprimendo qualunque idea, anche quella che può sembrare sciocca, imbarazzante o difficile da pronunciare.

L’obiettivo di tale metodo consisteva e consiste tuttora, nel far affiorare alla coscienza tutti quei ricordi o pensieri che erano stati rimossi (relegati nell'inconscio, dimenticati) e che si presumeva fossero alla base dei disturbi riscontrati nel paziente.

Grazie a tale tecnica Freud riuscì a scoprire che i ricordi portavano invariabilmente i pazienti a risalire sempre più indietro nel tempo, fino alle loro esperienze infantili. Scoprì anche che molti di quei ricordi avevano una componente sessuale.

Nel 1895 Freud e Breuer pubblicarono Studi sull’Isteria che non ebbe un grande successo, ma che successivamente fu considerato il documento che sancisce la nascita della psicoanalisi. Esso conteneva alcuni casi clinici, tra cui quello di Anna O., un contributo teorico di Breuer e uno di Freud sulla psicoterapia.

Freud espose il concetto di difesa che aveva già sviluppato un anno prima e che egli riteneva essere la sola possibile causa dell’isteria.

La difesa si riferiva al dimenticare; ricordi o idee penosi. Freud, inoltre, si convinse sempre più che la sessualità fosse l’elemento centrale per lo sviluppo della nevrosi.

La maggior parte dei suoi pazienti riferiva di esperienze traumatiche di natura sessuale vissute durante l’infanzia e così giunse alla conclusione che le persone con una vita sessuale sana non potessero sviluppare alcuna forma di nevrosi.

Per lo più, i traumi sessuali infantili erano episodi di seduzione perpetrati da un familiare più anziano, il più delle volte il padre. Per Freud erano tali traumi a generare il comportamento nevrotico nell'adulto.

Successivamente, Freud ebbe l’improvvisa e importante rivelazione che, nella maggior parte dei casi, queste esperienze infantili di seduzione raccontate dai suoi pazienti non erano realmente accadute.

In un primo momento Freud fu molto amareggiato da questa scoperta, perché egli aveva costruito la sua teoria sull'origine della nevrosi come causa di un trauma sessuale realmente accaduto nell’infanzia, ma poi concluse che le fantasie dei suoi pazienti erano completamente reali per essi e quindi la tesi centrale della componente sessuale nella sua teoria rimase intatta.

Nel 1896 Freud enunciò una nuova classificazione delle nevrosi e chiamò il proprio metodo psicoanalisi. Le nevrosi furono distinte in:

  • nevrosi attuali la cui origine va ricercata nella vita sessuale presente del paziente. Tali nevrosi furono ulteriormente distinte in nevrastenia, la cui origine è la masturbazione, e nevrosi d’angoscia, la cui origine è la stimolazione sessuale frustrata, in particolare il coitus interruptus;
  • psiconevrosi che dipendono dalle esperienze sessuali infantili e ulteriormente distinte in isteria e ossessioni. L'isteria origina dall'abuso sessuale da parte di un adulto, subito passivamente nell’infanzia. Per le ossessioni la radice è la stessa dell’isteria con la differenza che il bambino svolge un ruolo più attivo provando piacere. Le idee ossessive allora costituiscono una forma di auto rimprovero mascherato.

Tornando al metodo delle libere associazioni ideato da Freud, egli chiamò resistenze i momenti di inibizione e le difficoltà interiori vissute dai suoi pazienti a seguire la cosiddetta regola fondamentale, cioè esprimersi senza alcuna riserva durante il trattamento.

Inoltre indicò col termine di traslazione le manifestazioni di sentimenti amorosi e di ostilità verso il terapeuta. Freud pensò che l'analisi delle resistenze e della traslazione potesse essere lo strumento fondamentale della psicoterapia.

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Altri cenni biografici

Nel 1897 Freud iniziò un’autoanalisi che si protrasse per due anni. In quel periodo, egli visse un'intensa sofferenza interiore; era attivamente impegnato nella ricerca di una nuova teoria delle nevrosi e si sentiva vicino ad una importante scoperta. In pratica, egli soffriva di svariati disturbi nevrotici che si attenuarono nel corso della personale esplorazione dell’inconscio.

Fu in questo frangente che Freud iniziò l’analisi dei sogni, che porteranno alla pubblicazione, nel 1899, de L'interpretazione dei sogni.

Riprendendo il già noto concetto che le immagini oniriche (cioè quelle del sogno) hanno un significato simbolico, Freud intuì che i contenuti onirici potevano fornire importanti indizi per l’elaborazione dell’inconscio.

Egli dapprima utilizzò tale tecnica su sé stesso nel corso dell’autoanalisi: ogni mattina prendeva nota dei suoi sogni e poi faceva libere associazioni su di essi. Successivamente, l’analisi dei sogni entrò a pieno titolo nella metodologia psicoanalitica. Da allora in poi Freud dedicò l’ultima mezz’ora della sua giornata lavorativa all’autoanalisi.

Gli anni successivi all’autoanalisi furono per Freud veramente molto produttivi e la teoria psicoanalitica si venne sviluppando sempre più. Nel 1904 uscì il libro Psicopatologia della vita quotidiana dove viene esposto il celebre lapsus freudiano. Freud sostenne che anche nel comportamento quotidiano sono presenti idee inconsce che, nel tentativo di emergere a livello cosciente, possono modificare il pensiero, le parole o l’azione. E così il lapsus o la dimenticanza possono avere un significato che sfugge alla consapevolezza conscia del soggetto.

Nel 1905 uscì il libro Tre saggi sulla teoria sessuale in cui Freud espose le deviazioni sessuali, lo sviluppo sessuale infantile e le trasformazioni della pubertà. È nel saggio sulla sessualità infantile che Freud descrive le fasi evolutive dello sviluppo psicosessuale nel bambino. Vedremo in modo particolareggiato tali fasi in altri articoli, qui è sufficiente dire che quando parliamo della teoria sessuale di Freud ci riferiamo a quella teoria nota come teoria della libido.

Durante il primo decennio del secolo, Freud ottenne anche notevoli riconoscimenti al suo lavoro scientifico e migliorò sensibilmente la propria posizione professionale ed economica: fu nominato professore straordinario, aumentò il numero dei clienti ed erano sempre di più quelli che davano credito alle sue teorie. In quegli anni ottenne anche il primo riconoscimento internazionale, quando fu invitato a tenere una conferenza in America alla Clark University nel Massachusetts.

Frattanto, aveva riunito attorno a se un gruppo di persone interessate ai suoi studi che inizialmente fu denominato Società psicoanalitica del mercoledì e che segnò l’inizio del movimento psicoanalitico vero e proprio.

Tra i suoi allievi figurarono personalità di spicco tra cui Adler e Carl Gustav Jung che successivamente entrarono in contrasto con il maestro e formarono scuole proprie. Wilhelm Reich, invece, divenne suo allievo in epoca più tarda, intorno agli anni Venti, essendo Reich più giovane del maestro di oltre quarant'anni.

Nel 1908 fu organizzato il primo Congresso psicoanalitico internazionale e due anni più tardi fu fondata l'Associazione psicoanalitica internazionale.

Ad eccezione degli anni della prima guerra mondiale, Freud continuò incessantemente la propria produzione teorica e la pratica psico-terapeutica, anche quando, nel 1923, si ammalò di un cancro al palato e alla guancia e fu sottoposto al primo di una lunga serie di interventi chirurgici.

Nel 1933, con l’avvento di Hitler in Germania, iniziò un periodo difficile per la psicoanalisi. Nel 1934 furono bruciati i libri di Freud a Berlino e nel 1938, quando i nazisti occuparono Vienna, Freud fu costretto, suo malgrado, ad emigrare a Londra.

Il suo arrivo nella capitale britannica fu salutato con calore, ed egli continuò a lavorare anche se le sue condizioni di salute andavano via via peggiorando.

Il 23 settembre del 1939, all’età di ottantatre anni, Sigmund Freud si spense nella casa del figlio.

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