libri

L’uomo come artista della propria vita

di Laura Rita

Indice

Diventare artisti della propria vita

In un altro articolo abbiamo individuato nella definizione dell’uomo come Persona uno dei punti cardine dell’Antropologia esistenziale di Antonio Mercurio, l’altro è l’uomo come artista della propria vita. Divenire artisti della propria vita include l’essere intensamente Persone, viceversa, l’essere Persone vuol dire includere il potenziale per divenire artisti della propria vita.

Che cosa intende dire Mercurio quando ci propone di diventare artisti della nostra vita?
L’artista è colui che sa trasformare la materia grezza: il marmo, la pietra, il legno ecc. in un’opera d’arte; l’artista è colui che sa creare l’armonia dalla disarmonia, con il suo lavoro riesce a dare forma, bellezza, forza e vita ai materiali più poveri.

Quali sono i materiali della nostra vita?
Sono gli antefatti traumatici del nostro concepimento, della nostra storia intrauterina e postuterina, un materiale che ha già una sua forma, ma che non è stata scelta da noi.

Qual è l’opera d’arte che noi possiamo realizzare?
Scoprire e accettare, con pazienza e coraggio, tutti i fatti della nostra vita, senza escluderne nessuno, unificandoli creativamente e dando loro una nuova forma.

Sapete com’è stata creata la statua del Davide di Michelangelo? Il blocco di marmo da cui è nato il Davide era già stato in parte scolpito da un altro artista che lo aveva poi abbandonato, con un grosso buco, nel cortile dell’Opera del Duomo di Firenze. Michelangelo lo voleva e lo chiese testardamente, più volte alla Signoria che, dopo averglielo rifiutato, glielo concesse quasi con scherno.

Quel blocco, dice Mercurio, assomiglia incredibilmente alla nostra vita, già tagliato e squadrato secondo scelte altrui con un grosso buco nell’Io e nel cuore.
A questo punto si pone una scelta:

  • giacere abbandonati come vittime nel cortile della storia, pieni d'odio e di rancore vendicativo per chi ci ha resi così
  • o accogliere le insistenti e umili richieste del Sé;, invece di opporgli un rifiuto orgoglioso e pieno di scherno, e darci una nuova forma e una nuova vita.

Ma oltre alla tecnica e alla disciplina l’artista deve avere talento. Qual è il talento che ci vuole per diventare artisti della propria vita?

Il coraggio di voler essere autenticamente sé stessi, la decisione di volersi conoscere in profondità e la decisione di voler apprendere ad amarsi, ad amare e ad essere amati, nella libertà e nella verità.

Questo talento va sviluppato e coltivato attraverso un processo che ha, come prima tappa fondamentale, la realizzazione dell’unità armonica di tutte le parti del nostro essere. Nella pagina introduttiva di Antonio Mercurio le abbiamo definite come Io corporeo, Io psichico, Io trascendentale o Sé e Io Persona. Abbiamo detto che ciascuna di queste parti obbedisce a proprie specifiche leggi, spesso in opposizione tra loro, tranne l’Io Persona che rappresenta la libertà decisionale.

L’opera d’arte dell’Io Persona alleato con il Sé, l’artista primario e l’artista interiore, è quella di riunificare queste parti fondendole fra loro. Il talento è il Sé, l’artista che sviluppa il suo talento è l’Io Persona.

Mercurio ci propone una bella metafora per spiegarci come sia possibile e non impossibile fondere tra loro qualità opposte: la ricava dal film Ben Hur. Nel film c’è, verso la fine, la corsa delle bighe in cui il protagonista compete e vince contro l’odiato Messala. La biga in precedenza non aveva mai avuto successo. Come fa Ben Hur a riuscire laddove altri avevano fallito? La prima cosa che fa è osservare attentamente i cavalli mentre corrono, poi si avvicina e dialoga con ogni cavallo analizzando e evidenziando i pregi e i difetti di ciascuno, infine assegna ad ogni cavallo un posto specifico in cui anche le caratteristiche negative; divengono utili all’insieme. (per esempio il cavallo più lento, posto all’interno, invece di rallentare tutti gli altri impedisce alla biga di sbandare nelle curve!). L’auriga, dice Mercurio, è l’Io Persona che ha la possibilità e la libertà di decidere di fare la sintesi degli opposti.



Gli artefici della vita come opera d’arte: il Sé e l’Io Persona

Il Progetto della propria vita come opera d’arte è inscritto nel nostro Sé personale. Ma il Sé personale, l’artista interiore, non può svolgere da solo il suo lavoro: egli può proporre ma non può disporre. Per realizzare la propria opera d’arte, il Sé ha bisogno di un alleato: l’Io Persona.

Il Sé è il talento, ma senza l’Io Persona, l’artista, non può creare nulla. L’Io Persona ha il potere di opporsi al Sé, isolandolo, paralizzandolo e distruggendolo (vittimismo, odio e volontà di vendetta), o di allearsi con lui imparando ad ascoltarlo e a utilizzare la sua energia per autocrearsi, autotrascendersi, autotrasmutarsi.

Il lavoro che noi facciamo su noi stessi ha come primo scopo quello di conoscere e riconoscere il nostro Sé Personale e l’Io Persona. Il Sé ci parla, dice Mercurio, con voce di dentro e voce di fuori. Spesso siamo così sordi che per imparare ad ascoltare la sua voce interna dobbiamo cominciare con l’ascoltare e decifrare quella esterna: «Cosa avrà voluto dirmi il mio Sé facendomi trovare in questa situazione? Cosa avrà voluto dirmi il mio Sé attraverso le parole del mio partner, del mio capo, del mio migliore amico?». C’è un messaggio del Sé in ogni situazione o frase che ci tocca emotivamente.

In che modo ci opponiamo al dialogo con il nostro Sé?

Il nostro perfezionismo e il senso di colpa che ne consegue ci costringono a un unico rapporto: quello delI’Io col Super Io e con l’Ideale dell’Io (cioè L’Io psichico).

  • Il Super Io, come ci ha insegnato Freud, rappresenta l’insieme dei giudizi dei nostri genitori e della società in cui viviamo, questi, una volta introiettati ci opprimono e perseguitano in continuità.
  • L’ideale dell’Io è quello per cui pretendiamo di essere quello che non siamo ma vorremmo essere, perfetti, bravi, senza colpe e guai a chi ci contraddice!

Come dice Mercurio, il Super Io e l’Ideale dell’Io, da soli, fanno una tale baccano da occupare per intero il nostro spazio di vita impedendoci di sentire il nostro Sé e le nostre vibrazioni interne e trasformarle in una musica meravigliosa e armonica. Per capirci, tutte le volte che vi domandate se quello che fate è giusto o sbagliato state dando voce al Super-Io o all'ideale dell’Io, state, cioè, giudicandovi.

Se, invece, dialogando con il vostro Sé, vi chiedete se ciò che state per fare favorisce il vostro sviluppo come Persone o no, potreste scoprire che ciò che per il Super Io è sbagliato è invece giusto per il progetto del Sé.

La menzogna esistenziale

Come si difende l’Io Persona dal contatto profondo con il Sé? Attraverso la menzogna esistenziale.
Scrive Antonio Mercurio: «La menzogna esistenziale è quella con la quale l’uomo mente a sé stesso e non sa di mentire».

È quella con la quale l’uomo nega la verità e nega il principio di realtà, si costruisce una maschera per difendersi dal dolore e a questa maschera dà il nome di verità assoluta. Con essa l’uomo afferma il proprio rifiuto di nascere e di passare dallo stadio dell’Io fetale a quello dell’Io adulto.

Dice Mercurio: «Essere immersi nella menzogna esistenziale è la stessa cosa che essere non nati».

Cosa significa questa affermazione?

La caratteristica principale della menzogna esistenziale è l’assolutizzazione, «quello che io penso e sento è vero in assoluto, io non ho bisogno di nessuno, io non devo riconoscere nessuno, tutto mi è dovuto ecc.».

Ma di quale Io parliamo? Del’Io fetale. Infatti nell’utero ci sono solo Io, esisto solo Io. Se voglio posso negare anche la madre e decidere che non esiste, esisto solo Io nella mia onnipotenza.

Quindi quando ragioniamo o ci comportiamo in termini assoluti noi restiamo ancorati all’Io fetale e non possiamo evolvere facendo nascere l’Io adulto che, invece, non può negare la realtà che ci sono io e ci sono gli altri e che non sono onnipotente.

Per svelare la menzogna esistenziale bisogna essere preparati ad accettare il dolore, perché se mentiamo è perché la verità che è dentro quella menzogna è dolorosa da accettare, per questo la neghiamo. Anzi la menzogna ci ha sicuramente salvati, ma ciò che ci ha salvati un tempo rischia di farci morire oggi, di farci restare ancorati a una realtà fetale che ci impedisce di evolvere e di sviluppare la nostra creatività.





Sigmund Freud

Wilhelm Reich

Osho Rajneesh

Antonio Mercurio

Louise Hay

Federico Navarro

Antonio Mazzetti

Laura Rita